NEI KUNG - TAI CHE CHUAN
Dr. Sante Orzes, fisiatra, U.L.S.S. n°2 Feltre (BL)
ANALISI OSTEOPATICA DELLA POSTURA DEL TRONCO CON ESERCIZI DEL NEI KUNG-TAI CHE CHUAN: METODO DI IGIENE POSTURALE, PREVENTIVO E TERAPEUTICO DELLA LOMBALGIA E DELLA DORSALGIA BASSA
DESCRIZIONE DELLA POSIZIONE Riportiamo succintamente alcuni dettagli riguardo alla posizione; in seguito faremo alcune osservazioni sull`assetto del tronco (per motivi di spazio le considerazioni sulla posizione degli arti saranno oggetto di un altro lavoro). • Bisogna ricercare una sensazione di leggerezza, una postura naturale e distesa, con la struttura scheletrica così bene allineata da rimanere in posizione senza sforzo (i muscoli restano appesi alle ossa come i vestiti all`attaccapanni). Vanno controllati il respiro (punto di unione tra conscio e inconscio) e la mente (creazione di uno stato di quiete). • I piedi sono paralleli, larghi come le spalle, con peso simmetricamente ed armonicamente distribuito. Vanno sempre controllate le 9 zone di appoggio: bordo esterno, tallone, testa del 1° e 5° metatarso e punta delle dita. Va percepita l`elica tallone-alluce; l`avanpiede si allarga in modo da aderire il più possibile al terreno (anche se prevale l`appoggio nei punti già citati). Bisogna radicarsi alla terra e affondare il peso nei piedi; i piedi devono diventare abili e intelligenti come mani. Il peso del corpo, sul piano frontale, cade in corrispondenza dei malleoli. • Le ginocchia sono rilassate in dinamica tensione elastica, atteggiate in lieve flessione, come per sedersi leggermente, in modo da ripartire in maniera equilibrata la tensione tra ischio-crurali e quadricipite, che svolgono in armonica sinergia la funzione antigravitaria. Gli arti inferiori costituiscono un appoggio flessibile, non rigido. • Le anche sono atteggiate in lieve flessione. La coxo-femorale è il punto centrale di tutta la struttura; se disequilibrata induce contratture dei m. glutei e addominali con conseguente limitazione del movimento diaframmatico e quindi della respirazione e della circolazione. La regione pelvica deve essere libera da tensioni e blocchi per potersi muovere in tutte le direzioni. Testa allungata e sedere sospeso. • Bisogna sentirsi come seduti su uno sgabello alto. Il sacro, come una vanga che scava, porta la punta prima in basso e poi leggermente in avanti. Il contenuto addominale inferiore si espande, come un pallone, contemporaneamente in tutte le direzioni e si incastra nel bacino che si apreper accoglierlo. Le sacro-iliache tendono ad aprirsi, forzate da questa pressione interna, e le coxo-femorali tendono a fare una extrarotazione. Questo tende a ridurre la lordosi lombare e quindi la cifosi dorsale e la lordosi cervicale, il baricentro tende ad abbassarsi; se l`anello pelvico resta chiuso avviene il contrario. Si deve avere la sensazione di un vuoto anteriorecome ci fosse un dito che spinge le S.I.A.S. posteriormente e inferiormente, annullando ogni tensione in questa sede (le tensioni in tutto il corpo, ma soprattutto in questa sede, devono essere eliminate per non rendere inefficace il lavoro strutturale ed energetico). • La respirazione è calma e tranquilla, con libero gioco dell`addome in armonia col movimento del diaframma. Questo muscolo viene stirato, sul piano orizzontale, sia in senso antero-posteriore che in quello latero-laterale. Il diaframma pelvico, analogamente a quello toraco-addominale, viene stirato. Il respiro si espande ad occupare il volume delimitato dai 2 diaframmi, dalla parete addominale (trasverso, obliqui, g. retti etc.) e dalla regione lombare. Nella inspirazione la contrazione del diaframma avviene contemporaneamente al rilassamento dei m. addominali e di quelli che compongono il diaframma pelvico, mentre nella espirazione la contrazione dei muscoli addominali e di quelli del diaframma pelvico facilita la risalita del diaframma rilassato. Lo sterno è rilassato. Il diaframma viene stirato, dalla tensione elastica attiva dell`addome, tra L1 ed L3, lo sterno e le ultime coste. • L`addome è solido ma elastico e morbido. Il torace si svuota. • Si ha un processo di allungamento della colonna che partendo dalle vertebre lombari prosegue spingendo fuori la D11 (D12), incassando leggermente il torace (D5-D6) e raddrizzando la regione cervicale. • La testa punta verso il cielo; le spalle e le braccia cadono rilassate. Il collo si verticalizza appianando la lordosi; si distende la nuca in modo che la testa sia in equilibrio, dritta, senza tensione, come sospesa dall`alto; il mento è leggermente rientrante; lo sguardo è diretto in avanti con le palpebre rilassate; la lingua è appoggiata sul palato dietro la fila superiore dei denti; la mascella è rilassata con le labbra atteggiate in un leggero sorriso. La libertà del collo è vitale per l`equilibrio della testa e per il funzionamento del sistema nervoso. La testa è appesa al cielo, come ci fosse un peso sulla testa che provoca una reazione di raddrizzamento del collo [38], così creando un vettore di forza verso l`alto, in direzione opposta a quello del radicamento. • Le spalle sono abbassate, rilassate, cadono liberamente come maniche di una giacca appesa all`attaccapanni, in posizione intermedia (prevale una lievissima anteposizione per facilitare la detensione delle sterno-claveari che connettono gli arti superiori al tronco). Le scapole vengono mantenute aderenti al torace, tendono all`adduzione e sono tirate verso il basso da tiranti ancorati alle ossa iliache (gran dorsale); sono il fulcro centrale, i trasmettitori mobili. D4-D5 è la regione verso la quale convergono le forze che mantengono le scapole aderenti al torace sul piano frontale. • Testa, torace e bacino devono essere perfettamente allineati sul piano verticale. • Gli A.S. sono atteggiati con lieve abduzione di spalla e lieve flessione di gomito, polso e dita. Il dito medio cade sulla linea mediana della faccia laterale delle cosce (VB).
<><><><>
><><><><>
><><><><>
> | <><><><>
>
| <><><><>
> |
E` utile fare alcune osservazioni sulla posizione, cominciando con considerazioni anatomo-fisio-patologiche sulle strutture coinvolte.
AUTOALLUNGAMENTO In questa disciplina gran parte dell`allenamento viene effettuato per rendere automatico l`autoallungamento. Questo, per avvenire, necessita della contrazione attiva delle fibre muscolari che lo effettuano e del rilasciamento di quelle che si oppongono ad esso. In quasi tutti gli individui le strutture che si oppongono a questo stiramento non si trovano in uno stato di elasticità, cedevolezza e lunghezza ottimale, ma sono quasi sempre accorciate, con retrazioni spesso fibrotiche già instaurate, trigger points etc. E` necessario accennare brevemente alle strutture miofasciali che ostacolano l`autoerezione e che vengono stirate, messe in tensione da questo assetto.
MUSCOLI DA RILASSARE ED ALLUNGARE PROGRESSIVAMENTE Secondo alcune correnti di pensiero (con cui concordiamo pienamente), i muscoli non lavorano singolarmente ma sono come uniti a formare catene. Se un segmento di una catena è sede di retrazione, di accorciamento, tutta la catena può risentirne e la disfunzione può coinvolgere distretti molto lontani; per questo è importante allungare tutte le strutture miofasciali coinvolte mettendole globalmente in tensione. Alcuni (es. Mezieres, Souchard Ph. [47-52],[23]) hanno sottolineato l`importanza soprattutto della retrazione della catena posteriore che tende ad accentuare e mantenere tutte le curve del rachide e del corpo (non ci sono che lordosi).
E`impossibile un buon autoallungamento senza che questi muscoli concedano la necessaria lunghezza per farlo; quindi vanno detesi, allungati (come si fa nel Tai Chi). E` utile riportare l`opinione di Cittone J.M.[19] a questo riguardo. Per lui la catena posteriore, dall`alto in basso, comprende: 1)I muscoli del collo, organizzati in 4 piani: A)Piano profondo (comprende soprattutto i muscoli suboccipitali): piccolo e grande retto, piccolo e grande obliquo, trasversospinale e interspinosi. B)Piano dei complessi: piccolo e grande complesso, trasverso del collo e sacrolombare. C)Piano dello splenio e dell`angolare. D)Piano superficiale: trapezio e piano superficiale dello S.C.O.M. 2)I muscoli posteriori del tronco, organizzati in 3 gruppi: A)Il gruppo posteriore: a)Piano degli spinosi: trasverso spinoso, lungo dorsale, sacrolombare e epispinoso (gli ultimi 3 si uniscono e formano la massa comune). b)Piano dei piccoli dentati posteriori. c)Piano del romboide. d)Piano superficiale: trapezio e gran dorsale. B)Gruppo medio: quadrato dei lombi e intertrasversari C)Gruppo anteriore: psoas e iliaco. Il diaframma, con le sue inserzioni posteriori, intrecciate con quelle dello psoas, fissa la lordosi.
LEGAMENTI DEL RACHIDE Anche queste strutture che limitano l`escursione passiva dei giunti, secondo la nostra opinione, non lavorano singolarmente ma prevalentemente formando delle colonne inestensibili (unendosi in serie) che si portano (non tutti completamente), dal coccige all`occipite. Il legamento longitudinale comune posteriore, quello longitudinale comune anteriore, i legamenti gialli, gli intertrasversari, quelli che costituiscono e rinforzano le capsule, gli interspinosi, i sovraspinosi, quelli vertebro-costali etc. non agiscono isolatamente, ma condizionandosi a vicenda, come segmenti di catene. Una asimmetria, una retrazione di alcuni, coinvolge inevitabilmente molti altri giunti vicini e lontani e quindi può perturbare l`assetto di tutta la colonna. - Una lunghezza asimmetrica o disarmonica di questi (in genere associata a uno squilibrio, tra l`altro, dei piccoli muscoli intrinseci del rachide) condiziona l`assetto e la dinamica del disco intervertebrale e quindi la pressione che il nucleo polposo esercita sull`anello fibroso. E` evidente che l`anulus col tempo tende a degenerare e ad assottigliarsi in alcune aree specifiche (probabilmente in quelle sottoposte a maggior pressione), creando zone di minore resistenza; possono verificarsi protrusioni croniche o acute. Possono verificarsi ipomotilità segmentarie con restringimenti asimmetrici anche localizzati nei forami di coniugazione; questo può perturbare la circolazione venosa, arteriosa, linfatica nel forame; può dare compressione di tutte le strutture nervose che lo attraversano con conseguenze motorie, sensitive e vegetative (es. la temibile stasi) nei distretti da esse innervati. Dati gli stretti rapporti dei gangli simpatici con la testa delle coste (sono situati davanti a queste), una disfunzione a questo livello può coinvolgere importanti funzioni vegetative in organi vitali e perturbare la loro fisiologia [1-4],[13]. E` normale, perchè frequentissimo, che le strutture miofasciali e i legamenti suddetti si accorcino in seguito a traumi, malattie di organi interni, operazioni chirurgiche, ferite, malformazioni ossee anche lievi, ma soprattutto a squilibri posturali anche minimi. Va ricordato che la struttura ossea non è fissa ma si rimodella costantemente, es. per effetto piezoelettrico. E` possibile che queste asimmetrie tensionali modifichino lievemente anche la struttura ossea e questa a sua volta condizioni l`assetto delle strutture stesse e inneschi carichi squilibrati sui giunti adiacenti e lontani. Basta vedere la struttura anatomica delle vertebre scoliotiche; a questo riguardo ci si dovrebbe interrogare su molte scoliosi idiopatiche, anche basando molta parte della cura e della prevenzione su questi principi. Anche la dura madre, membrana inestensibile che si porta da S2 a C2-C1-occipite, per molti autori, es. [55], è spesso sede di costrizioni, retrazioni etc. che possono perturbare tutto l`organismo. Questa autoerezione va allenata fino a diventare automatica nelle normali attività della vita quotidiana affinché si strutturi come igiene di vita. In questo modo essa tende ad antagonizzare le retrazioni globali e segmentarie di questo tessuto fibroso, mantenendolo disteso, stirato (è dimostrato che se non allungate sistematicamente [34], [47-52] queste strutture tendono ad accorciarsi).
MUSCOLI CHE EFFETTUANO L`AUTOALLUNGAMENTO Questo, come già detto, per effettuarsi necessita del rilasciamento delle strutture miofasciali suddette che lo limitano e che tendono, quasi fisiologicamente, alla retrazione e anche alla fibrosi. Per questo, oltre a mantenere stirati questi elementi e a favorire il loro progressivo allungamento, allena la loro decontrazione e il loro rilassamento cosciente e volontario, anche perché aiuta a percepire le aree di tensione e di sofferenza. E`indispensabile, anche se molto difficile, tentare di capire l`anatomo-fisiologia delle strutture che inducono attivamente l`autoallungamento. Data l`importanza dell`argomento per questo lavoro, è necessario citare le opinioni di alcuni autori per noi molto validi, anche se queste dissentono tra loro in alcuni punti e necessitano di un approfondimento specifico nei testi originali per essere ben comprese. -Secondo Busquet L. [11-12], il raddrizzamento lombare avviene, (dopo che il bacino è stato stabilizzato in retroversione dalle catene muscolari dell`arto inferiore, soprattutto dagli ischio-crurali e da alcuni adduttori), soprattutto ad opera del quadrato dei lombi e dei fasci lombari del lungo dorsale, che tirano indietro soprattutto L3, apice della curva lombare. Mentre le fibre ileo-costali (verticali) del quadrato dei lombi (che sono lordosizzanti) lavorano in eccentrico, le fibre oblique che uniscono l`ultima costa alle trasverse delle 5 lombari e quelle oblique che uniscono la cresta iliaca alle trasverse delle prime 4 lombari, prendendo come punto fisso rispettivamente torace e ileo, possono, tirando indietro le vertebre, diminuire la lordosi e raddrizzare la colonna lombare. Se il torace funge da punto fisso, l`epispinoso [che va dalle spinose di L1-L2 a quelle delle prime 9 dorsali (o a quelle di D4-D5 per [41]), scavalcando a pontela spinosa di D10 senza prendervi inserzione], il lungo dorsale toracico, parte lombare (posto lateralmente al multifido, è costituito da 5 fascicoli che originano dall`estremità mediale dei processi traversi lombari e si portano all`ileo; sopra si porta al torace dando un braccio alle traverse e uno all`angolo posteriore delle coste) e l` ileo-costale lombare (è il più laterale ed è costituito da 4 fascicoli che originano dalle estremità dei processi traversi di L1-L4 e da un`area che si estende sullo strato mediano della fascia toraco-lombare e si portano all`ileo; sopra, l`ileo-costale si porta agli angoli posteriori delle ultime 6-7 coste) possono aiutare a far indietreggiare la L3 (la loro azione può invertirsi cambiando punti fissi). L`aponevrosi lombare sollecitata in senso verticale provoca la cancellazione della lordosi lombare per mezzo delle sue relazioni con le spinose. Quindi a livello lombare (e cervicale) il sistema di accrescimento (delordosizzazione), è posteriore alla colonna (per lui anche per proteggere l`aorta). La colonna lombare così eretta serve da punto fisso al trasverso dell`addome; questo, nell`allungamento, si contrae avvicinando la linea anteriore alla linea posteriore del corpo favorendo l`accrescimento. In questa situazione il diaframma (che è lordosizzante e inibisce l`allungamento poichè tira in avanti-estensione le prime 3 vertebre lombari; al contrario dell`epi-epispinoso che tira queste vertebre in dietro-flessione) quadagna in lunghezza nel diametro antero-posteriore (poiché questo si riduce) e si potrà elevare nel torace.
Il raddrizzamento dorsale è attuato soprattutto dall`epispinoso. Dal lavoro di questo muscolo risulta una forza di raddrizzamento che si applica in D10. Esso è coadiuvato in questo dal lungo dorsale e dall`ileo-costale che hanno azione più laterale sulla griglia costale. L` ileo-costale, come già detto, partendo dalla massa comune e portadosi sul bordo superiore delle coste, a livello dell`angolo posteriore; agisce portando la costa in inspirazione (come una veneziana). Il lungo dorsale è posto tra i precedenti (come già accennato dà un braccio all`epispinoso inserendosi sulla trasversa e uno all`ileo-costale inserendosi sulla costa all`interno dell`angolo posteriore); coordina e armonizza il lavoro di raddrizzamento del primo e quello inspiratorio del secondo. Questi 3 muscoli influenzano soprattutto la colonna dorsale bassa. -Sopra questo strato abbiamo una lamina aponevrotica molto spessa che collega il piccolo dentato postero-inferiore (da D11 a L3 si porta alle ultime 4 coste) con quello postero-superiore (da C7 a D4 alle prime 4 coste). Questa aponevrosi e i suoi due muscoli agiscono come un`unità funzionale che possiede una risultante di raddrizzamento, di decifotizzazione. -Secondariamente si può ricorrere a una cintura diagonale del sistema incrociato partendo dalla linea alba con i grandi obliqui + i gran dentati + i romboidi. Se questa cintura si contrae, avvicina le linee anteriori e posteriori del corpo; questo induce diminuizione della curva dorsale e accrescimento. Questa catena obliqua applica le scapole alla griglia costale; esse agiscono come rotule d`estensione per la gabbia toracica. Questo sistema di diminuizione delle curve può funzionare solo se le strutture miofasciali conservano le loro possibilità di allungamento, altrimenti gli stessi muscoli possono provocare l`effetto inverso, cioè aumento delle curve e cedimento. Secondo lui il trasverso spinoso non ha il ruolo quantitativo che gli si è voluto attribuire; essendo troppo vicino all`articolazione non può avere un ruolo di forza; come ogni muscolo monoarticolare è il guardiano della buona relazione delle superfici articolari posteriori; in statica è il guardiano dell`equilibrio, a tratti, intermittentemente, ha una azione correttrice sulle superfici articolari. Il suo lavoro è regolato dalle informazioni propriocettive delle strutture fibrose capsulo-ligamentose sottostanti; esso è il legamento attivo e frena ogni movimento che causa dolore al sistema legamentoso; se funziona male può permettere una distrazione del sistema capsulo-legamentoso e una distorsione vertebrale anche senza sforzo. Se il sistema capsulo-legamentoso soffre si può avere una contrattura profonda del trasverso spinoso. Tuttavia nella stazione eretta spinta può essere reclutato per un lavoro costante per assicurare la buona coattazione delle superfici articolari quando l`equilibrio è precario. L`attività massima del sistema di autoaccrescimento non può essere costante perchè troppo specializzata; il tono di base di questo sistema è l`elemento molla che permette all`uomo di reagire al peso (s. antigravitazionale).
Raddrizzamento cervicale: parte dal torace (zona di semifissità); questi muscoli devono rappresentare un relais dell`epispinoso e del diaframma, muscoli chiave del raddrizzamento del tronco. Tra questi ci sono i complessi: 1)Gran complesso [dalle 6 prime trasverse dorsali (fissate dall`epispinoso), dalle spinose di C7 + D1 e dalle trasverse delle ultime 4 cervicali (fissate dal trasverso del collo e sacro-lombare), si porta alla parte centrale della linea curva occipitale]. 2)Piccolo complesso: dalle trasverse delle ultime 4 cervicali e della 1°dorsale si porta alla parte posteriore dell`apofisi mastoidea e all`inizio della linea curva occipitale. L`azione di questo muscolo completa quella del precedente e conferisce più stabilità ed efficacia laterale al raddrizzamento cervicale. Il g. complesso presenta 2 zone fibrose (a livello di C3 e C7) che indicano tensioni costanti a questo livello. C3 sembra segnalare una convergenza di forze con l`osso ioide, piattaforma della torsione. La zona a livello C7-T1 sembra essere la piattaforma del raddrizzamento cervicale; a questo livello l`azione del g. complesso è aiutata da quella del trasverso del collo e dal sacro-lombare. Il trasverso del collo è teso dalle trasverse di C3 a quelle di T5, lasciando libere quelle di C7, attorno a cui si organizza. In questo è aiutato lateralmente dal sacro-lombare cervicale (dagli angoli posteriori delle coste dalla 3° alla 6°, si porta ai tubercoli posteriori delle traverse di C4-C6). Questi due ultimi muscoli sono laterali rispetto all`asse mediano, la loro azione specifica è valorizzata nelle lateroflessioni; la traiettoria di raddrizzamento (peso della testa) di massima efficacia è lasciata ai complessi. Questi muscoli del raddrizzamento non hanno inserzioni sulle prime vertebre cervicali; per non parassitare il movimento della testa con movimenti grossolani che vengono dal basso; le influenze inferiori si fermano a C3; anche il trasversario spinoso ferma la propria azione a livello di C3 (l`azione della sommità di questo si ferma sulla spinosa di C2 e ha un`azione qualitativa e non di forza con la piramide inversa costituita dai muscoli sottooccipitali). -Riassumendo, il raddrizzamento del rachide cervicale viene effettuato dal trasverso del collo e dal sacro-lombare cervicale. Se la testa è coinvolta si ha la partecipazione dei complessi. C0-C1-C2 hanno una loro autonomia con una muscolatura specifica. Se il raddrizzamento necessita di uno sforzo importante può essere reclutato il trapezio superiore (la scapola è fissata dagli altri capi dello stesso muscolo). Lo S.C.O.M. può collaborare con esso. Gli spleni (a) del collo: dalle spinose delle prime 4 dorsali alle trasverse delle prime 3 cervicali: b) del capo: dalle spinose delle ultime 6 cervicali alla parte esterna della linea curva occipitale e parte postero-superiore dell`apofisi mastoidea) hanno soprattutto un`azione delordosizzante, ma possono anche dare, associati agli scaleni, una iperlordosi chiusa degli spleni del collo che danno una ipercifosi dorsale alta. Anche in questo distretto la lunghezza di queste catene miotensive deve essere conservata; la capacità di allungamento quì è più importante dell`accorciamento. Le fibre muscolari del g. complesso si inseriscono sul l. cervicale posteriore; poichè la parte posteriore del muscolo è fissa, le digitazioni anteriori possono diminuire la lordosi cervicale. Questo sistema di autoerezione a livello cervicale si traduce in tensione verticale del legamento cervicale posteriore; questo credito di lunghezza nel senso verticale dà una diminuzione della sua lunghezza sagittale; questo dà delordotizzazione. Se gli spleni ottengono un punto fisso cranico e uno dorsale, la risultante della loro azione è delordosizzante; il loro intervento gela l`indipendenza della testa. -Nell`accrescimento il rachide si raddrizza allungando la distanza cranio-torace; in questo modo vengono sollevate anteriormente le coste per mezzo di: 1) grande complesso-scaleni (2 prime coste); 2) S.C.O.M. (sterno e clavicola). Il sistema di autoaccrescimento è posto indietro rispetto alla colonna. La muscolatura anteriore (lungo del collo, piccolo retto anteriore, retto anteriore, piccolo retto laterale) è logico che sia poco potente (ha più un`azione di guardiano, come il trasverso-spinoso posteriore). -Per Struyf-Denys G.[23] l`allungamento verso l`alto è effettuato soprattutto dalla catena Postero-Anteriore che è costituita prevalentemente (per il 90%) dai trasversari-spinosi (multifido), poi dagli intertrasversari, interspinosi, sovracostali, intercostali esterni, trasverso dell`addome, diaframma (che è parte integrante di tutte le catene perchè è un muscolo trasverso) e dai muscoli anteriori del collo (lungo del collo, grande e piccolo retto anteriore e laterali del capo). Sono muscoli di finezza, di precisione, di qualità, non di forza. I muscoli di questa catena danno estensione assiale, decompressione discale (un loro deficit può dare compressione e schiacciamento discale); hanno il compito di solidarizzare la colonna e di permettere alle vertebre di muoversi una rispetto all`altra; non hanno un ruolo di sostegno, ma hanno una funzione dinamica e devono conservare precisione, velocità di reazione e grande elasticità; la catena obbedisce ai riflessi posturali, per ristabilire l`equilibrio del corpo; presiede al controllo del centro di gravità. Se la catena tende a fissarsi, a divenire statica, tutti i ritmi del corpo vengono perturbati, anche la respirazione. I suoi muscoli non dovrebbero mai subire retrazioni e non dovrebbero diventare una struttura su cui il corpo si appoggia per cercare la sua postura (dove c`è retrazione si sviluppa rigidità, fibrosi, edema etc.). Se le altre catene sono forti questa può venire inibita, perchè i suoi muscoli di qualità possono venire sopraffatti da quelli di quantità. Questa catena non ha continuità muscolo-aponevrotica-legamentosa. L`estensione assiale data da questa catena (che è indispensabile per vincere la forza di gravità) crea un punto fisso per l`estensione delle coste e quindi per l`espansione toracica nella inspirazione; essa è importante anche nella fonazione e nella deglutizione. Nella rieducazione bisogna assicurarsi una buona estensione assiale per creare la base per recuperare successivamente questi deficit. Gli scaleni, per agire, hanno bisogno di un punto fisso, dato da C2, che viene dato da questa catena. -Per Kapandji I.A. [29] il raddrizzamento delle curve del rachide inizia a livello della pelvi, attraverso gli estensori dell`anca (prevalentemente ischio-crurali e grande gluteo), mentre il ruolo più importante nella correzione dell`iperlordosi lombare è svolto dai muscoli addominali (soprattutto dai retti). Dice che è sufficiente contrarre i grandi glutei e i retti dell`addome per ottenere un raddrizzamento della lordosi lombare. Da questo momento l`azione di estensione dei muscoli delle docce lombari può dare una trazione verso l`indietro delle prime vertebre lombari. La contrazione dei muscoli del piano dorsale fa diminuire la cifosi dorsale. Però cita studi che dimostrano che in genere la stazione eretta controllata dal semplice riflesso posturale incosciente ha bisogno solo della contrazione tonica dei muscoli del piano posteriore; es. quando si porta un peso sulla testa i muscoli addominali non prendono parte a questa statica rachidea inconscia. -Secondo Xardez Y. e coll..[56] la nozione di allungamento assiale attivo o autoallungamento o erezione vertebrale è stata messa in evidenza da Perrin che ha visto che ponendo un peso sul capo si verifica un accrescimento, una verticalizzazione della colonna vertebrale contro il carico e un rilasciamento della muscolatura anteriore e posteriore superficiale. Questa erezione del rachide riduce le sue curve ed è dovuta soprattutto all`azione dei muscoli spinosi profondi (trasversario spinoso++, intertrasversari, interspinosi) e al meccanismo di solidarizzazione delle apofisi articolari. Suddivide i muscoli in: 1) muscoli corti che sono intimamente uniti intorno al rachide e raddoppiano il sistema ligamentoso (muscoli erettori di Perrin e fibre corporee antero-laterali dello psoas); questi sono i primi ad entrare in azione con brevi contrazioni; e 2) muscoli superficiali (addominali, ileo-costali, dorsali lunghi) che intervengono solo come ultima risorsa per il mantenimento dell`equilibrio. Dice che è importante anche l`azione di serraggio degli ileo-psoas. Citando gli autori seguenti dice che la retroversione del bacino è un movimento complesso che per Charriere avviene attraverso la contrazione degli addominali e dei glutei; per Balland e Grozelier per quella dagli ischio-tibiali e dai lombari; per Dolto soprattutto attraverso quella dei piramidali e degli otturatori interni e secondo lui per effettuarla si fa una contrazione contemporanea degli addominali e dei glutei. -Anche nella pratica del Tai Chi la muscolatura profonda segmentaria (trasversario spinoso soprattutto) grazie alla direzione ad abete dei suoi fasci distribuita lungo tutta la colonna (fino a C2) consente lo sviluppo di una forza di torsione che è alla base della rapidità, della potenza e della stabilità del movimento pluri-direzionale. Come vediamo, a parte Busquet, la maggior parte degli autori citati ritiene molto importante l`azione del trasversario spinoso nell`autoallungamento. Su queste affermazioni si potrebbe discutere all`infinito; ci limitiamo a riportare le opinioni di questi autori; però segnaliamo l`opinione più moderna e soprattutto più documentata scientificamente da una numerosa letteratura, di Richardson C e coll.[44] che segnalano che il multifido lombare e le componenti lombari e toraciche dei muscoli estensori della colonna (ileo-costale lombare, lunghissimo del torace), presentano una alta percentuale di fibre di tipo I. La presenza di queste fibre, notevoli sia per numero che per dimensioni rispetto alle fibre di tipo II, supporta l`ipotesi di un ruolo tonico, di mantenimento, di supporto, esplicato da questi muscoli. Questi autori inoltre riferiscono che il muscolo addominale che svolge la funzione tonica è il trasverso (all`E.M.G. si osserva che questo si contrae una frazione di secondo prima che avvengano altri movimenti, es. del braccio, per dare stabilità al rachide lombare), aiutato dal diaframma e dai muscoli del pavimento pelvico.
Respirazione. Questo tipo di respirazione è diversa da quelle proposte dagli autori occidentali; essa si differenzia sia da quella descritta nei testi classici di medicina, sia da quella allenata in F.K.T. respiratoria [45], [46], sia da quella usata nelle posture di allungamento globale decompensato [23], [47-52], ma soprattutto da quella indicata dai canoni estetici (pancia in dentro e petto in fuori). Essa, associata all`assetto addominale, toracico, rachideo etc. che induce, probabilmente è uno degli aspetti più peculiari di questa statica-dinamica. -Va fatto notare che la respirazione bassa, diaframmatico-addominale, è più economica di quella toracica, soprattutto alta poichè riesce, con minor dispendio di energia e quindi di ossigeno, a mobilizzare maggiori volumi respiratori [45], [46]; per questo in F.K.T. respiratoria è molto importante, soprattutto negli enfisematosi, far riapprendere e rendere automatico questo tipo di respiro. In questi pazienti si deve insistere soprattutto sulla fase espiratoria, poichè tendono a utilizzare il volume di riserva inspiratorio. Per far questo utilizzano, con notevole dispendio energetico, prevalentemente la muscolatura accessoria inspiratoria Questa, per [45], è costituita da: scaleni, intercostali esterni, S.C.O.M., trapezio superiore, piccolo e gran pettorale, romboidi-gran dentato, gran dorsale, elevatori delle coste, elevatore della scapola, piccolo dentato postero-superiore, ileo-costale, lunghissimo, spinali, multifido, succlavio, etc. Chiaramente la funzione e l`importanza di questi muscoli è molto, molto diversa; alcuni sono solo dei controllori del movimento; altri prevalentemente sono limitatori dell`estensione poiché tendono a retrarsi facilmente etc. La respirazione addominale, spontanea in molti bambini, tende con l`ansia, la paura (della nascita e dell`abbandono per Lowen A.[26-28]) etc. ad essere sostituita da quella toracica; essa viene allenata nel ki-kung e nel Tai Chi, fino a ridiventare automatica e normale nelle attività della vita e anche nello stress e nella paura del combattimento. -Va ricordato che il corpo umano è unito tridimensionalmente, come una rete, dal tessuto fibroso che rende tutta la struttura interdipendente. E`necessario fare alcuni cenni su questo. Il centro frenico è collegato al tessuto fibroso che riveste il pericardio. I legamenti freno-pericardici sono: 1) l`anteriore che corrisponde al bordo anteriore del pericardio; 2) il destro che si unisce ai fasci fibrosi del centro frenico per ricoprire la vena cava inferiore e il 3) sinistro che è incostante. Il pericardio è collegato alla colonna attraverso i legamenti vertebro-pericardici che si portano al pericardio da un ispessimento particolare dell`aponevrosi cervicale profonda compreso tra C4 e D4. Dalla D4 in su questo sistema fasciale si porta all`occipite, inserendosi poco dietro la sincondrosi sfeno-basilare, attraverso la fascia prevertebrale. Questa continua nel temporale e dietro nell`occipite, nel legamento nucale posteriore, nelle spinose, nei tubercoli anteriori delle trasverse cervicali etc. Essa riveste la parte anteriore dei corpi vertebrali (separando gli scaleni dal lungo del collo e dal grande retto anteriore) e contiene le inserzioni craniche della maggior parte dei muscoli cervicali. Quindi, attraverso queste strutture fasciali il diaframma è collegato (sospeso) al rachide cervico-dorsale fino a D4, all`occipite e al temporale. -L`aponevrosi pretracheale (o viscerale), più sottile e delicata, che collega l`osso ioide con il pericardio, contribuisce a formare un manicotto fasciale che circonda la trachea e l`esofago (le parti laterali del manicotto sono rinforzate dalle guaine carotidee e la parte posteriore dalla lamina alare della fascia prevertebrale; poi è collegata con le fasce superficiali). Dallo ioide, continuandosi superiormente con la fascia buccofaringea essa si collega con lo sfenoide. Sotto lo ioide il sistema fasciale si inserisce solidamente nella cartilagine tiroidea e si divide per formare una sacca che ospita la ghiandola tiroidea. Scendendo, dietro ai muscoli sottoioidei, lungo il collo, si fonde, attraverso l`aponevrosi cervicale media, con il pericardio fibroso anteriore dietro lo sterno. Quindi esiste un collegamento fasciale tra sfenoide, fasce buccofaringee, osso ioide, cartilagine tiroidea, sterno e diaframma toracico. Per Barral J.P.[1-4] esse non ha un ruolo nella sospensione del pericardio e della pleura, ma se c`è una aderenza o una fibrosi, possono fissare in parte il pericardio (attraverso il leg. sterno-pericardico sup. che si diparte dalla stessa zona in cui si inserisce l`aponevrosi media). -Esistono due legamenti sterno-pericardici: 1) il superiore, triangolare, deriva dall`aponevrosi cervicale media, dal manubrio e dall`articolazione del manubrio con la 1°costa; 2) l`inferiore, triangolare, nasce alla base dell`appendice xifoide, scambia qualche fibra con il diaframma e si inserisce sulla parte media del diaframma (sospende il cuore in decubito dorsale); queste strutture, quindi, unendo lo sterno col pericardio, solidarizzano lo sterno con il centro frenico. -Analogamente la guaina carotidea, tubo fasciale longitudinale che passa verticalmente attraverso il collo e che sul davanti si fonde con la fascia pretracheale e medialmente con la fascia prevertebrale, circondando le arterie carotidee comune e interna, le vene giugulari e il nervo vago, si attacca direttamente sulla superficie inferiore della base craniale. Essa forma un ovale attorno al canale carotideo (che fora la parte petrosa del temporale e dà passaggio alla carotide interna) e al forame giugulare (questo è posto tra l`occipite e la rocca petrosa del temporale ed è attraversato dai nervi IX, X, XI, dalla vena giugulare e dall`arteria meningea posteriore). Questa guaina si estende verso il basso nel torace per fondersi con la fascia dell`arco aortico a sn e con l`arteria brachio-cefalica a dx. Queste guaine carotidee possono essere considerate estensioni del pericardio fibroso nel collo e in alto verso il cranio. Quindi, ricordando le connessioni tra pericardio e diaframma, esiste una continuità fasciale che collega il temporale e l`occipite con il diaframma respiratorio. Esistono poi i legamenti tracheo-pericardico; bronco-pericardico ed esofago-pericardico.
Riassumendo, risulta evidente che il centro frenico è come sospeso all`occipite, alla base del cranio e al rachide cervicale e dorsale fino a D4; questi legamenti rendono indissociabili il centro frenico, il pericardio, lo sterno, il rachide alto e la base del cranio. Una elevazione dell`occipite e/o una rettileinizzazione del rachide cervicale e dorsale alto tendono a tirare verso l`alto il centro del diaframma, mentre un abbassamento del centro frenico tira verso il basso queste strutture. Una retrazione di questo tendine centrale può sostenere un dorso curvo (o anche una scoliosi) perchè la parte superiore non può elevarsi. Ricordiamo che l`esofago scorre anteriormente alla colonna fino a D4 e da quì si porta al diaframma per attraversarlo. Se esiste una retrazione di queste strutture che dall`occipite-D4 si recano al centro frenico (es. in molti anziani con atteggiamento curvo o in persone che sono state molto sedute), un brusco o forzato raddrizzamento (es. come avviene ad es. col metodo Mc. Kenzie con estensione della testa oltre che del rachide dorsale) del rachide alto tende a tirare verso l`alto l`esofago e si possono verificare ernie iatali (secondo noi anche il pericardio e le strutture posteriori del cuore possono venire pericolosamente stirate e strappate). Per questo è importante mantenere l`allungamento di queste importanti strutture attraverso un allenamento frequente non forzato (soprattutto negli anziani, ma anche nei giovani per prevenire il dorso curvo etc.). Questo assetto posturale e questa respirazione tendono a stirare dolcemente, mantenendolo allungato, questo tendine centrale, poichè l`occipite tende verso l`alto, il rachide cervico-dorsale tende a delordosizzarsi, a portarsi verso dietro e quindi queste strutture tendono a tirare, a detendere le strutture superiori, mentre il centro frenico tira verso il basso e stira le strutture inferiori. La crescita ossea è fisiologica, quella del tessuto fibroso è meccanica poichè si allunga solo con costrizioni di stiramento (che gli vengono imposte, tra l`altro, dalla crescita ossea). E`giusto mantenere e stimolare questo allungamento del tessuto fibroso. Tra l`altro, molte cervicalgie e cervico-dorsalgie possono beneficiare di questa azione per vari motivi. Uno di questi è che il rachide cervicale è meno vincolato verso il basso e quindi può delordosizzarsi con più libertà ed eventualmente aprire maggiormente i forami posteriori se serve. L`abbassamento del centro frenico tende, attraverso le fibre che avvolgono il pericardio, a tirare verso il basso e l`interno lo sterno attraverso i legamenti sterno-pericardici suddetti. Per rendersi conto di questo è sufficiente tentare di sollevare lo sterno mentre si mantiene questo tipo di respirazione bassa: è impossibile. -Come abbiamo visto, questo assetto posturale del tronco (la posizione degli arti sarà descritta e considerata in altri lavori) differisce significativamente da quelli indicati dagli schemi classici occidentali (americani, francesi, italiani etc.). In particolare vanno rilevati l`autoallungamento, la notevole retroversione del bacino, la verticalizzazione del sacro con l`orizontalizzazione della sua base, la diminuizione di tutte le curve del rachide, l`appoggio più centrale sui dischi intervertebrali, il rilassamento e l`abbassamento toracico, il riempimentodell`addome, dei renie del diaframma pelvico etc L`allenamento prolungato all`autoallungamento, con costante attenzione alle afferenze propriocettive e alla posizione di tutti i distretti (nel riposo, nelle normali attività della vita quotidiana, nel lavoro, nello sport e anche nello stress e nella paura della lotta), col tempo tende a diventare automatico. Questa controllo del movimento guidato continuamente dalle afferenze propricettive, che nel Tai Chi viene portato anche nella dinamica, è stato recentemente utilizzato in maniera importante in riabilitazione da Perfetti C.[39-40]. L`allungamento nel Nei Kung è indubbiamente meno efficace di quello eseguito senza concedere compensi (Mezieres F., Souchard P.E, Denys Struyf G., Raggi D. etc.), e anche di quello effettuato in alcune forme di yoga che utilizzano molto la cooperazione respiratoria, ma nel Tai Chi vengono più attivamente allenati la propricettività, l`autocontrollo, l`equilibrio, la stabilità nelle varie posizioni (anche estreme) e nella dinamica. Secondo noi questo lavoro risulta più efficace nelle comuni attività della vita quotidiana, nello studio, nel lavoro etc. Abbiamo verificato su un numero limitato di casi l`efficacia terapeutica di questo allenamento, ma dati i risultati incoraggianti, probabilmente questo assetto sarà oggetto di lavori futuri. Possiamo garantire che le persone che praticano da molto tempo questa disciplina, oltre a conservare un equilibrio e una stabilità notevoli, sviluppano e mantengono, anche in età molto avanzata (oltre i 70 anni!), una potenza incredibile. Il corpo quando funziona con questa statica e questa dinamica, sviluppa forze impensabili; è una cosa su cui riflettere, anche se è difficile fornire una spiegazione esauriente e cristallina: massima coordinazione di tutto il corpo?, assenza di tensioni?. Forse questo è dovuto al fatto che il peso del corpo viene sostenuto il più possibile dai segmenti ossei, dai legamenti, dal tessuto fibroso etc. In questo modo i muscoli possono rilassarsi; vengono evitate le contrazioni e le contratture inutili e dispendiose e i muscoli agonisti possono svolgere la loro azione in maniera ottimale, finissima, con la massima coordinazione, assieme a quelli sinergici e a quelli di tutta la catena (variabile nella dinamica) di cui fanno parte, con il massimo rilasciamento attivo e controllante degli antagonisti (cioè senza cocontrazioni). Inoltre i movimenti vengono effettuati partendo da un appoggio molto stabile al suolo; il movimento da qui si porta verso il gesto voluto senza perdere forza e coordinazione, poiché ogni articolazione si muove in sinergia con le altre, senza spezzarsie quindi senza perdere forza. Siamo solo nel campo delle ipotesi ma invitiamo a sperimentare questo assetto e a verificare le nostre affermazioni.
BIBLIOGRAFIA
- BARRAL J.P.- Le torax. Paris. Maloine. 1989.
- BARRAL J.P., MERCIER P.- Manipolazione viscerale. Milano. Castello. 1998.
- BARRAL J.P. MERCIER P.-Manipolazione urogenitale. Milano. Castello. 1999
- BARRAL J.P.-Trauma: un approccio osteopatico. Milano. Castello. 2003.
- BIENFAIT M.- Le fasce. Roma. Marrapese. 1982.
- BIENFAIT M.- Fisiologia della terapia manuale. Roma. Marrapese. 1990.
- BIENFAIT M.- Scoliosi e terapia manuale. Roma. Marrapese. 1990.
- BIENFAIT M., MORELLI VERKIMPE N.- Armonizzazione statica globale. Roma. Marrapese. 1991.
- BIENFAIT M.- Basi elementari tecniche della terapia manuale e dell`osteopatia. Roma. Marrapese. 1994.
- BIENFAIT M.- I disequilibri statici. ?. Riabilitazione. 1997.
- BUSQUET L.- Trattato di osteopatia miotensiva. Vol 1°. Roma. Marrapese. 1994.
- BUSQUET L.- Trattato di osteopatia miotensiva. Vol. 2°. Roma. Marrapese. 1992.
- CAPOROSSI R.- Le systeme neurovegetatif et ses troubles fonctionnels. Paris. Ed. de Verlaque. 1989.
- CEN Y. - Chinese qigong essentials.Beijing,China.1996.
- CHANG D. Y. - FASSI R. - Corso pratico di tai chi chuan. Milano.De Vecchi.1992.
- CHANG D. Y. - FASSI R. - Il tai chi chuan. Il segreto dell`energia vitale. Milano.De Vecchi.1991.
- CHIA M. - Tao yoga (chi kung dell`energia).Roma.Mediterranee.1993.
- CHIA M. - JUAN LI - La struttura interna del Tai Chi. Firenze. M.I.R. 1998.
- CITTONE J.M. Metodo Meziérès. Encycl. Med. Chir. (Elsevier, Paris), Medicina Riabilitativa, 26-085-A-10, 1O99, 7p.
- DA L. - Tai chi chuan e meditazione.Roma.Ubaldini.1988.
- DANIELE F. - Le tre vie del tao.Santarcangelo di Romagna.RN.MEB.1999.
- DANIELE F. - I tre poteri segreti del taiji quan:corpo-mente-energia.Milano,Trento.LUNI.2001.
- DENYS-STRUYF G.- Il manuale del mezierista. Vol. 1° e 2°. Roma. Marrapese. 1996.
- JOU T.H. - Il tao del tai chi chuan.Roma.Ubaldini.1986.
- LAM K.C. - La via del qi gong (L`arte cinese della forza e dell`energia).Como.RED.1996.
- LOWEN A.- Amore e orgasmo. Milano. Feltrinelli . 1968.
- LOWEN A.-Il linguaggio del corpo. Milano. Feltrinelli. 1978.
- LOWEN A.-Il piacere. Roma. Astrolabio. 1984.
- KAPANDJI I..A.- Fisiologia articolare. Vol 1°. Roma. Marrapese. 1983.
- KENDALL F.P., KENDALL E., Mc CREARY, PROVANCE P.G.- I muscoli- Funzioni e test- Milano. Verduci. 1995.
- MAHATMA K.-Kundalini Yoga. Roma. Mediterranee. 1996.
- Mc KENZIE R.- The Lumbar Spine. Mechanical Diagnosis and Therapy. Spine Publications. New Zeland. 1981.
- Mc KENZIE R.-The Cervical and Thoracic Spine. Mechanical Diagnosis and Therapy. Spine Publications. New Zeland. 1990.
- Mc KENZIE R., MAY S., Gli arti: diagnosi e terapia meccanica. Spinal Publications Italia. 2003
- MOSSI E., MARELLI F.- Elementi di Osteopatia organica, viscerale e tecniche di trattamento.
- NACHEMSON A.L.-Disc pressure measurement. Spine. 1981. 6: 93.
- PANJABI M.M.-The stabilising system of the spine. Part 2°. Neutral zone and stability hypothesis. Journal of Spinal Disorders. 1992. 5: 390-397.
- PEREZ CHRISTIANSEN N.-Essere in Aplomb. Athena. 1997.
- PERFETTI C.- La rieducazione motoria dell`emiplegico. Milano.Ghedini.1988.
- PERFETTI C.-Condotta terapeutica per la rieducazione motoria dell`emiplegico. Milano. Ghedini. 1982.
- PIRET S., BEZIERES M.M.-La coordinazione motrice. Napoli. Idelson. 1976.
- RAMACHARATA Y.-La respirazione e la salute. Roma. Libreria vecchia. 1988.
- RANAUDO P., SEYR H.- Riflessioni sulla lingua. Roma. Marrapese 1997.
- RICHARDSON C., JULL G., HODGES P., HIDES J.- Terapia fisica per la stabilizzazione segmentale spinale nel dolore lombare. Salerno. Momento medico. 2001.
- SALA L.-Fisiokinesiterapia respiratoria. Padova. Piccin. 1977.
- STOREY G.- La riabilitazione funzionale respiratoria. Torino. C. G. Ed. Medico Scientifiche. 1979.
- SOUCHARD P.E.- Ginnastica posturale e tecnica Mezieres. Roma. Marrapese. 1982.
- SOUCHARD P.E.-Ginnastica posturale e tecnica Mezieres. Roma. Marrapese. 1982.
- SOUCHARD P. E.-Posture Mezieres. Roma. Marrapese. 1985.
- SOUCHARD P.E.-Il diaframma. Biomeccanica-Anatomia-Patologia-Approccio terapeutico. Roma. Marrapese. 1995.
- SOUCHARD P.E.-La respirazione. Roma. Marrapese. 1988.
- SOUCHARD P.E.-Le auto-posture respiratorie. Roma. Marrapese. 1994.
- STIRK J.- Stretching strutturale. Como. Red. 1991.
- TRAVELL J.T., SIMONS D.G.- Dolore muscolare. Vol 2°. Milano. Ghedini. 1992.
- UNPLEDGER J.E.-Terapia cranio-sacrale. Oltre la dura madre. Roma. Marrapese. 1977. 2: 169-223.
- XHARDEZ Y., CLOQUET V.- Stabilizzazione e protezione della colonna dorso-lombare. Marrapese. Roma. 1991.
- YANG JWING-MING- Chi Kung. Roma. Mediterranee. 1987.
- ZAVARELLA P, ASMONE C., ZANARDI M.- Le asimmetrie Occluso-Posturali: anatomo-fisiologia del sistema Cranio-Mandibolare. Vol 2°. Roma. Marrapese. 2002. 11-12: 467-518.
|