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1.1 COPERTINA SCIENZE OSTEOPATICHE E POSTUROLOGICHE
1.2 INDICE RIVISTA MONOGRAFICA IN: SCIENZE OSTEOPATICHE E POSTUROLOGICHE
1.3 OSTEOPATIA: STORICO FONDAMENTALE
1.4 IMPLICAZIONI CLINICHE NELLA SEQUENZA DELLO SVILUPPO DEL CRANIO E TRAUMA DA PARTO IN CHIAVE...
1.5 STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE: EVOLUZIONE DELLE TECNICHE IPNOTICHE IN ODONTOIATRIA
1.6 IL PIEDE, ORGANO SENSITIVO-RIFLESSOLOGICO-POSTURALE
1.7 PRESUPPOSTI NELL`ANALISI POSTURALE DEL SISTEMA UOMO
1.8 ANALISI POSTURALE IN MEDICINA INTEGRATA KINESIOLOGICA
1.9 FUNZIONE DELLA ARTICOLAZIONE SCAPOLO-OMERALE NEL TAI CHI E NEL CHI KUNG
10 USO ED ABUSO DEL BITE, VERIFICA OSTEOPATICA E POSTUROLOGICA CON VALUTAZIONE...
11 DISPOSITIVI TERAPEUTICI PER LE ALTERAZIONI TEMPORO-MANDIBOLARI E NEURO-MUSCOLARI
12 ANALISI OSTEOPATICA E POSTUROLOGICA TRA DEGLUTIZIONE DISFUNZIONALE ED ALTERAZIONE EQUILIBRIO
13 ESPERIMENTI DI RIALZO OCCLUSALE SU TOPI: INFLUENZA DI UNA INDUZIONE SPERIMENTALE DI ...
14 RIEQUILIBRIO DEL 3° VENTRICOLO CEREBRALE E COMPRESSIONE DEL 4° VENTRICOLO
BIBLIOGRAFIE E LETTURE CONSIGLIATE
COLPO DI FRUSTA
COMPRESSIONE DEL IV VENTRICOLO ... DEL DOTT. W.G SUTHERLAND
CRANIO-SACRALE
> DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA
FISIOENERGETICA, corso
FISIOENERGETICA, prima stagione, esoscheletro
FISIOENERGETICA, seconda stagione, endoscheletro
GRAVIDANZA
IL POTERE NUTRITIVO DEL SISTEMA NERVOSO ... DEL DOTT. A. T. STILL
LA VIA DEL SAMURAI di YUKIO MISHIMA
MAL DI SCHIENA
MAL DI TESTA
MALOCCLUSIONE DENTALE
NEI KUNG - TAI CHE CHUAN
NEONATI
OSTEOARTRITE
PEDIATRIA
POSTUROLOGIA
RESPIRAZIONI UTILIZZABILI IN RIABILITAZIONE
RIFLESSIONE SULLA PROCEDURA DIAGNOSTICA E TERAPEUTICA
ROTAZIONE CERVICALE ESAMINATA CON IL CERVICAL MEASUREMENT SYSTEM
SINESTESIA E TERAPIA MANUALE
SINUSITE
SISTEMA LINFATICO
 

DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA

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articolo ottobre 2009

OSTEOPATIA E DISORGANIZZAZIONE NEUROLOGICA

 OVVERO, QUANDO IL CORPO NON RIESCE AD UTILIZZARE AL MEGLIO IL SUO POTENZIALE FISICO, MENTALE ED EMOTIVO.

Per quanto la nostra società sia caratterizzata da una ricerca umanistica e filosofica sempre più impegnata, ci sono ancora molte caratteristiche dell`essere umano che tuttora sfuggono ad una nostra comprensione soddisfacente. In questo contesto rientra sicuramente l`argomento trattato, in altre parole la capacità o meno di certi individui, addirittura del medesimo individuo in periodi differenti della vita, di utilizzare il suo potenziale in maniera efficace e possibilmente al massimo delle sue capacità. Nella vita, a scuola, al lavoro in famiglia, nello sport o nel tempo libero siamo continuamente a contatto con persone che c`impressionano per la loro bravura, deludono per la loro stupidità o ci lasciano completamente indifferenti; persino la stessa persona in un periodo della sua vita ci può sembrare particolarmente brillante mentre qualche anno dopo ci risulterà deludente o addirittura insignificante.
Questo tipo di sensazioni involontariamente le viviamo fin dall`infanzia giocando con i compagni, a casa vivendo con i genitori o i loro amici, nel mondo del lavoro con i collaboratori, o in quello della scuola con gli allievi. Poche sono le persone che davanti a questa varietà di giudizi e situazioni si chiedono perché sussistano queste differenze. La maggior parte di noi considera tutto ciò una situazione naturale nella quale c`è chi riesce meglio e c`è chi riesce peggio, chi è più bravo, chi meno bravo, chi è più interessante, chi ha di più chi ha di meno.
Questa problematica è particolarmente evidente nel mondo della scuola (nell`apprendimento) e nel mondo dello sport. Ad esempio, perché, un bambino particolarmente brillante incomincia improvvisamente ad avere difficoltà mai avute prima? Perché due atleti con potenzialità apparentemente simili riescono differentemente nei loro sport e a parità d`allenamento e di condizione fisica ottengono risultati completamente diversi? Perché ci sono allievi che devono passare ore e ore sui libri ottenendo risultati più scadenti di altri che invece con una facilità sorprendente riescono meglio passando meno tempo a studiare? Oppure anche perché davanti ad un semplice esperimento un bambino dimostra ansia e paura eccessive mentre un altro lo prende come gioco e non ne soffre minimamente?
È evidente a tutti che queste differenze esistono, che fanno parte della nostra vita e sono applicabili a qualsiasi settore si voglia prendere in considerazione; meno evidenti sono le ragioni alla base di questa differente utilizzazione del proprio potenziale fisico, mentale ed emotivo. C`è spesso spiegato che è solo una questione di perseveranza ed esercizio, ma tutti sappiamo che non è
sempre così, a volte è vero, quest`aspetto esiste, ma a volte come genitori siamo confrontati con figli che s`impegnano, studiano, utilizzano ogni loro possibile risorsa eppure non riescono. Quello che è ancora più frustrante agli occhi della persona che li accompagna in questi sforzi ed esperienze è la consapevolezza, dentro di noi, che non si tratta di una questione d`intelligenza: il nostro bambino non è meno intelligente di altri, non meno dotato, eppure spesso dobbiamo arrenderci sconsolati all`evidenza quando il risultato non è all`altezza delle nostre aspettative.
Purtroppo questo tipo di situazione, specialmente quando non consciamente analizzata o semplicemente ignorata, porta tensioni in famiglia, nell`ambito lavorativo, interpersonale o più semplicemente da persona a persona, da amico ad amico, da conoscente a conoscente. Portando la nostra esperienza cercheremo d`illustrare e proporre alcune soluzioni a questa particolare problematica che ci interessa, sia come terapeuti, che come genitori.


La disorganizzazione neurologica
Oggetto di questo articolo sarà la discussione dettagliata di quella particolare disfunzione psicomotoria per cui la persona non è capace di utilizzare al meglio il suo potenziale fisiologico che definiremo disorganizzazione neurologica, che comporta un`alterata percezione spazio-temporale con sintomi apparentemente senza alcun legame tra loro ma che in realtà sarà proprio la loro relazione a suggerirci la chiave per la terapia.
La disorganizzazione neurologica è causata principalmente da un trauma mandibolo-cranio-sacrale. A questa conclusione si è arrivati grazie alla chinesiologia applicata, studiando sia il movimento dell`articolazione temporo-mandibolare, che delle ossa craniche. È vero comunque che non tutti i traumi cranio-mandibolari necessariamente creano una disorganizzazione neurologica, ma altresì vero che quando sussiste una disorganizzazione neurologica si può sicuramente risalire ad un trauma mandibolo-cranio-sacrale, che è riuscito ad interrompere o disturbare il movimento armonico fra queste differenti ossa.
È importante introdurre un concetto essenziale per capire in maniera corretta questa disfunzione: utilizzando una similitudine per semplicità di comprensione, immaginiamo la disorganizzazione neurologica come un grande armadio, dove a seconda dei cassetti che si bloccano avremo per ognuno di loro un certo tipo di problema; non è necessariamente detto però che, in presenza di una disorganizzazione neurologica, tutti i cassetti debbano essere bloccati, anzi, spesso è il contrario e cioè, alcuni sono bloccati mentre altri non lo sono. Nell`arco della vita può addirittura succedere che alcuni di quelli bloccati si sblocchino e alcuni di quelli che funzionano bene si blocchino a loro volta creando quindi una situazione apparentemente paradossale: possono, infatti, esistere due persone disorganizzate con sintomi assolutamente differenti, così come la stessa persona disorganizzata, nell`arco della sua vita, può avere una serie di sintomi differenti, nonostante, in effetti, la causa primaria sia la stessa.


Conseguenza della disorganizzazione neurologica
Omolateralità e coordinazione.
Una tra le caratteristiche principali della disorganizzazione neurologica è lo stato d`omolateralità nella quale l`individuo si trova, a causa di precise interferenze del sistema riflesso sulla coordinazione della marcia. In pratica il movimento naturale contro-laterale effettuato durante la marcia, cioè l`avanzamento del braccio opposto alla gamba, non si effettua in maniera naturale, ma è corretto di continuo inconsciamente. Ciò crea difficoltà maggiormente evidenti nei bambini che negli adulti, poiché negli ultimi il corpo compensa, parzialmente, con l`abitudine e l`esercizio, la mancanza di coordinazione. Ciò spiega anche perché alcuni individui riescano molto bene in situazioni che possiamo definire di riposo, mentre perdano la coordinazione ideale non appena si trovino a dover affrontare attività che richiedono una coordinazione più complessa. Durante la deambulazione all`individuo risulterà quindi più naturale avanzare braccio e gamba dello stesso lato, cosa che per ovvi motivi d`equilibrio non può avvenire. Una delle conseguenze principali di questo stato di cose è l`incapacità dell`individuo di mantenere il suo potenziale elevato quando è costretto ad utilizzare il corpo in maniera coordinata e tipicamente si stancherà più facilmente nella corsa, o gli sarà difficile effettuare movimenti di ginnastica aerobica, dove si richiede una coordinazione di livello superiore tra il movimento delle braccia e il movimento delle gambe.
Un aspetto abbastanza caratteristico di questa situazione è che, se normalmente da un esercizio controlaterale (sci di fondo, corsa ecc.) si dovrebbe poter trarre beneficio (muovendo la gamba opposta al braccio) la persona disorganizzata invece con questo tipo d`esercizio fisico tenderà a venire depotenzializzata, sarà molto stanca e non lo gradirà per niente. Se la causa (il trauma cranico) risale ad un periodo antecedente la locomozione a quattro gambe, questa potenzialmente verrà a mancare oppure sarà sostituita da una sua forma atipica. Il sistema nervoso disorganizzato non può che trasmettere comandi sbagliati come per esempio: far avanzare il braccio sinistro allo stesso tempo della gamba sinistra, fatto che evidentemente rende qualsiasi forma d`equilibrio aleatoria. In effetti, se il disturbo è abbastanza pronunciato o addirittura grave, in seguito la locomozione non potrà effettuarsi che in maniera omolaterale, fenomeno che può manifestarsi anche solo momentaneamente, per esempio in caso d`eccessivo affaticamento o di stress supplementare.
Questo fenomeno e altri ancora sono stati studiati per anni da ricercatori come Carl Delacato, psicologo e educatore e Glenn Doman, fondatore e direttore del Institute for Achievement of Human Potential a Filadelfia. Entrambi lavorano dall`inizio degli anni `50 nel recupero di bambini con disturbi neurologici e alla base delle loro osservazioni ci fu appunto l`attenta analisi del movimento.


Blocchi vertebrali, dolori, tensioni, scoliosi, problemi muscolari o tendinei, ecc.
Un`altra conseguenza della disorganizzazione neurologica è la perdita di simmetria del passo, dove il movimento effettuato da una gamba sarà impercettibilmente più lungo di quello effettuato dall`altra; questo creerà una torsione che, ripercuotendosi nel movimento del braccio e quindi alla colonna vertebrale, influenzerà tutto il movimento del corpo e in particolare quello delle spalle e della nuca. È proprio questa torsione a provocare quella tensione permanente responsabile della ridotta flessibilità e della maggior parte delle contrazioni muscolari e dei blocchi articolari e vertebrali, che a loro volta possono dare origine a dolori differenti, diffusi in tutto il corpo. Al momento del trauma cranico, infatti, noi creiamo automaticamente una serie di sistemi di protezione per difenderci e sopravvivere. Quando nell`apparato mandibolo-cranio-sacrale questi sistemi rimangono attivi anche dopo il trauma, cioè quando non sono più necessari, la persona (a questo punto disorganizzata) sarà in uno stato di tensione permanente quasi come se fosse sempre pronta a ricevere un altro colpo alla testa. Si ritroverà quindi ad essere sempre sull`attenti e a non riuscire mai a rilassarsi completamente in particolare modo quando cercherà di farlo forzatamente, per esempio con tecniche di training autogeno, yoga, ecc.
Sarà ancora più nervosa di prima, perché avrà la sensazione di non essere riuscita ad approfittare veramente dello stato di rilassamento. Questo spiega perché l`individuo è predisposto a farsi male in situazioni banali. Il suo corpo, infatti, farà fatica a adattarsi e a compensare i traumi o gli stress supplementari, poiché normalmente è già teso e non in grado di funzionare in modo ottimale.
Questa torsione generale di tutto il corpo sarà poi anche la causa delle scoliosi (escludendo naturalmente da questo discorso le scoliosi congenite, strutturali ecc.) che diventano quindi semplici deviazioni della postura, mantenute da tensioni muscolari asimmetriche.


Allergie ed intolleranze alimentari
Allergie e intolleranze alimentari sono causate da una risposta inadatta alla già scorretta percezione da parte del corpo di un elemento, di un organismo estraneo a se stesso. Si tratta più semplicemente di un informazione erronea che, partendo da una mucosa a contatto con polline, polvere o altro, provoca una reazione esagerata da parte del sistema nervoso centrale e immunitario che, dando origine ad una reazione allergica, si manifesterà potenzialmente con riniti, starnuti, asma, eccesso nella produzione lacrimale, eczemi, ecc.
Cibi apparentemente innocui creeranno reazioni che non necessariamente rientrano nel concetto classico d`allergia, ma possono essere la causa di variazioni d`umore, di stati d`iperattività, di stanchezza passeggera o anche di gravi cefalee, emicranie ecc.
Altri tipi d`intolleranza le ritroveremo a causa di coloranti e conservanti; resta comunque principio fondamentale che, nella ricerca di queste allergie, non potremo mai escludere a priori nulla che entri in contatto con il nostro corpo.


Predominanze di gruppi muscolari del corpo
A causa del trauma cranico si crea, come conseguenza secondaria, un disequilibrio tra il tono dei muscoli flessori ed estensori del corpo; avremo quindi una situazione particolare nella quale i flessori saranno artificialmente mantenuti in uno stato di tono diminuito, e cioè una contrazione incompleta e non efficace al cento per cento, mentre i loro antagonisti, gli estensori, saranno in uno stato d`ipertonicità. I blocchi articolari e i conseguenti dolori muscolari che l`individuo subirà durante la sua esistenza potranno essere il risultato di questo disequilibrio.


Enuresi e frequenza urinaria alterata
È importante a questo punto sapere che nel nostro corpo è idealmente riconosciuta la presenza di tre principali diaframmi: craniale, toracico e il pelvico (situato tra gli organi genitali e l`ano, che forma il pavimento della parete addominale inferiore).
Una disfunzione che influisca su uno di questi tre diaframmi automaticamente condizionerà in maniera importante anche gli altri due.
Capita spesso quindi che negli individui neurologicamente disorganizzati, il diaframma pelvico o perineale non funzioni a dovere e rilassandosi crea un conseguente abbassamento degli organi della cavità addominale, compreso quello della vescica. Risultato potenziale: l`enuresi o, senza arrivare a questi casi estremi, il semplice aumento della frequenza urinaria o i problemi d`incontinenza che si riscontrano frequentemente in individui anche giovani. È evidente che ignorando questo fatto si può attribuire alle disfunzioni sopraccitate un carattere puramente psico-affettivo.



Digestione
Spesso la persona disorganizzata soffre di problemi digestivi: frequentemente ricorrono stati di stitichezza, pesantezza, digestione lenta, ecc., ancora più frequentemente riscontriamo problemi di bruciori di stomaco, d`ulcere o gastriti. Una delle modifiche generate dalla disfunzione mandibolo-cranio-sacrale colpisce appunto il diaframma toracico, che malfunzionando, permetterà ad un rigurgito dello stomaco di ritornare superiormente nell`esofago, creando il bruciore di stomaco (esofagite da riflusso), oppure in casi più gravi, permetterà che una parte dello stomaco stesso passi attraverso il diaframma, creando un`ernia iatale o diaframmatica, con il conseguente corteo di segni e sintomi che l`accompagnano generalmente: bruciori, rigurgiti, eruttazioni e gonfiori.


Conseguenze psico-affettive
L`inversione d`impulsi nervosi presente nella disorganizzazione neurologica può creare sul piano motorio la conseguenze che abbiamo descritto sopra, mentre sul piano sensoriale sarà la ragione del carattere tipicamente più sensibile delle persone disorganizzate che, essendo quindi incapaci di percepire in maniera corretta ciò che sta accadendo loro, reagiscono emotivamente in modo inadatto e cioè con esagerazione o apparente indifferenza.
Nel nostro corpo sono, infatti, presenti sistemi specifici che hanno come funzione principale quella di filtrare le emozioni, affinché siano interpretate in modo ottimale dal nostro cervello, creando reazioni di conseguenza efficaci. La mancanza di funzionalità di questi filtri farà che l`individuo si trovi ha reagire in maniera esagerata a situazioni magari del tutto inoffensive. Alti e bassi d`umore, ipersensibilità, depressione, ansie, paure e fobie saranno tutte conseguenze logiche di questa situazione. Sarà quindi importante riequilibrare questi filtri ancor prima di intraprendere qualsiasi tipo di lavoro a livello psicologico e anzi, quest`ultimo sarà reso spesso parzialmente o totalmente inefficace dalla presenza di tali disfunzioni. Intuita la relazione tra cranio e stomaco, sarà più facile capire perché, in una situazione dove si creano tensioni emotive, le conseguenze sono percepite nella mandibola con tensioni o bruxismo (digrignamento dei denti la notte) e nello stomaco con sensazioni di malessere (ho un nodo allo stomaco, mi si chiude lo stomaco ecc.); inaspettati e stupefacenti saranno i risultati che un trattamento meccanico alla mandibola avrà nell`armonizzare l`individuo sul piano emotivo.
Siamo in presenza di problemi meccanici con conseguenze psico-affettive; logico che se queste ultime sono presenti da molto tempo possano a loro volta creare dei problemi meccanici chiudendo il circolo vizioso.
Questo spiega a volte la necessità che il trattamento sia effettuato sia sul piano bio-meccanico che psicologico.
A tutto questo va poi spesso aggiunta la presenza di una disfunzione specifica definita inversione psicologica; si tratta di un auto-sabotaggio mentale. Clinicamente significa che più un individuo cerca d`essere positivo e più gli succederà il contrario; più cercherà di uscire da una situazione, più vi sprofonderà. L`inversione psicologica e la mancanza di filtri emotivi efficaci costituiscono i prerequisiti principali degli stati depressivi dove, infatti, sono sistematicamente riscontrati. Con questo non si vuole affermare che l`inversione psicologica comporti necessariamente una depressione o addirittura intenti suicidi, ma che il contrario è invece una costante.
Tutto quanto sopra elencato concerne naturalmente anche i bambini con i loro drammi inspiegabili che noi tutti conosciamo. Quando possibile, bisogna cambiare questi parametri, con tecniche manuali osteopatiche e/o chinesiologiche, affinché l`immagine clinica si modifichi radicalmente, in maniera costante e permanente. Ci sono a nostra disposizione tecniche specifiche che permettono di sciogliere questi blocchi emotivi e restaurare efficacemente i filtri emotivi, classificando episodi della nostra esistenza contro la quale, magari inconsciamente, continuiamo a sbattere la testa. Un classico problema che rientra in questa tematica è quella del bambino, ragazzo o addirittura adolescente che si succhia il pollice. Ai nostri occhi quest`atteggiamento rappresenta una protezione automatica che il corpo mette in atto per compensare la mancanza di movimento funzionale delle ossa craniche, che sarà quindi compensata con una spinta del dito pollice sul palato e sui suoi incisivi. Questo in certi momenti può accadere in maniera così intensa da deformare completamente sia i denti sia il palato stesso.
Si comprende quindi la necessità di questa operazione atta alla sopravvivenza neurologica dell`individuo, così pure perché anche i metodi più violenti utilizzati per far smettere il bambino di succhiare il pollice non riescano a farlo desistere. Non è raro, infatti, sentire il bambino affermare che non riesce a smettere di succhiare il pollice nonostante il suo stesso desiderio. Una volta ridata la funzionalità al cranio e alla mandibola, il bambino automaticamente smette di succhiare il pollice e raramente sono necessarie aggiunte di tecniche emotive per stabilizzare la situazione.


Difficoltà d`apprendimento, disturbi dell`attenzione, dislessia, iperattività, ipercinesi, ecc..
Alla base d`importanti disfunzioni quali le difficoltà d`apprendimento, i disturbi dell`attenzione, la dislessia, l`iperattività e l`ipercinesi vi è la ricezione scorretta di un`informazione visiva, uditiva o cinestetica e la conseguente risposta inadeguata del cervello. Suddette manifestazioni possono verificarsi già dall`infanzia e se non curate permanere nell`età adulta, così come invece possono essere acquisite cammin facendo, sebbene i traumi cranici siano comunque meno frequenti nell`età adulta. Il bambino (o l`adulto) potrà dunque avere manifestazioni come un`inversione del segnale che vede, che ode o che sente e l`esito clinico potrà essere l`inversione della parola, della scrittura, la scrittura a specchio, le esitazioni, le confusioni, ecc.
Dal momento in cui si comprende questo fenomeno, diventa evidente che la mancanza d`attenzione o di concentrazione non è che la conseguenza diretta dell`assenza di un sistema logico di riferimento. Il bambino che osserva un`immagine con una percezione errata non può integrarla logicamente, e se abbandona l`immagine per una frazione di secondo e poi torna ad osservarla, può addirittura avere una seconda percezione diversa dalla prima. Le informazioni ricevute in questo modo caotico quindi non presentano più alcun interesse. La conseguente disattenzione o iperattività spesso riscontrata da genitori e insegnanti, si contrappone a quella naturale e totale attenzione per tutto ciò che è nuovo, tipica di quel periodo meraviglioso e ricco di scoperte che è l`infanzia. Per il bambino neurologicamente disorganizzato, infatti, il naturale istinto alla scoperta può rapidamente trasformarsi in un incubo. Le potenziali difficoltà che incontra la persona disorganizzata si riscontrano nella memoria a corto termine, nella concettualizzazione delle informazioni ricevute, nella comprensione globale di un problema, nella lettura ad alta voce, nella scrittura, nella mancanza di coordinazione, nella motricità fine, nella comprensione orale o scritta, nella capacità di coordinare la destra con la sinistra, l`alto con il basso e così via. È comunque importante precisare che gli effetti di una disorganizzazione neurologica possono variare da persona a persona o da situazione a situazione riguardando tutti i campi d`interesse oppure limitandosi ad uno specifico. Importanti conseguenze psicologiche ed emotive di questa situazione diventano quindi evidenti.
Nonostante riconosciamo spesso nell`individuo disorganizzato una spiccata intelligenza, riscontriamo comunque una chiara limitazione nell`utilizzare efficacemente il suo potenziale. Questa difficoltà che per l`individuo è già di per sé frustrante è ulteriormente esasperata dal mancato riconoscimento della sua disfunzione da parte della società, che, di fatto, lo considera meno intelligente.


Intervento terapeutico
L`approccio osteopatico è sicuramente il metodo più efficace per risolvere questo problema di disorganizzazione neurologica. Si tratta quindi di riorganizzare l`individuo neurologicamente e si ottiene:
-riequilibrando il meccanismo mandibolo-cranio-sacrale;
-effettuando manipolazioni specifiche dell`apparato locomotorio;
-risincronizzando i sistemi riflessi che determinano la marcia in maniera contro- laterale;
-effettuando l`analisi del regime alimentare del paziente rieducando, se necessario, il sistema immunitario con conseguente desensibilizzazione delle sostanze allergeniche identificate;
-neutralizzando possibili engrammi emotivi che potrebbero interferire neurologicamente con la funzionalità del paziente
.


Una volta riorganizzato il sistema di base s`interverrà su protocolli specifici per quanto riguarda la dislessia, l`iperattività, la scoliosi, l`apparato digerente, l`apparato cardiocircolatorio e l`apparato endocrinologico.
Intervenendo su tutti questi sistemi in maniera naturale si raggiungerà nella maggior parte dei casi lo scopo prefissato, e cioè ridare all`individuo la totale capacità di utilizzare il suo potenziale mentale, fisico ed emotivo.


L`approccio terapeutico dell`osteopatia, utilizzando o no la chinesiologia applicata risulta comunque un intervento indispensabile.