piero ranaudo  
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amami adesso
ascolto la voce del mio silenzio
aspetto nella Chiesa di tutti i giorni
assumerò dei frutti le sembianze
caro Franco
colleziono punti premio alla giesse
come il sole la luna
daijobu 11 03 11
dammi i tuoi baci
e se ti sento prima di adesso
e ti amerò che tu sia appoggiato
emisfero dx emisfero sx
faccio saliva, mentre Battisti dall’alto dei cieli continua a vendere dischi
fammi sentire l`odore che vivi
ho messo una croce
ho raccolto una ruga
ho visto gesù
Il mio cuore non abita più qui (a Yara 28 02 11)
il talento del tempo
io sto dormendo su un cuscino di spine (di Margherita Orzes)
l`angelo guerriero
la Chiesa chiude
la grande guarigione
la maestosa bellezza delle tue gambe puttane
la radice dell`acqua
lasciami, non mi lasciare
lavo pavimenti e piatti
Lene Marlin Canta Stringendo La Sua Calda Maglia Di Sabbia
liquida o solida
mentre a letto ti soffio dietro all’orecchio e aspetto
mi tuffo nel cielo del pavimento
nel nome di Dio e del suo Vampiro
nella carta distratta che il vento alza
non è buona educazione impiccarsi davanti alla Chiesa
non ho più la forza
non saluto nessuno
non te ne andare ogni volta che mi lasci
occupi almeno tre spazi
passeggio le vie del cielo
piango ogni giorno
prendimi gli occhi per l`ora di cena
questo grande amore
respiro
riprofuma la stagione del lampone e del serpente
ruba e prega davanti la Chiesa
scendo le scale l`otto di aprile
scrivo
se non sono un pensiero
si convive
siamo cacciatori di preghiere
> signore autore del mio vangelo
son la paura e ti vengo a cercare
spighe in ombra o al sole, la falce falcia senza sapore
state molto attenti a far piangere una donna (dal Talmud, sacro testo ebraico)
sto costruendo una maschera mostruosa
ti bacio col lato sinistro della lingua
ti ho visto nutrito di sole
ti sono accanto ma tu non mi vedi
ti sono uomo
tienimi stretto ...e finalmente starai zitta
torno ogni notte
tu che sei
ubriaca più il Chianti o il tuo sangue?
undicimarzoduemilaquattro
 

Nicola Calipari
Reggio Calabria, 23 giugno 1953 - Baghdad, 4 marzo 2005
 

     Signore autore del mio vangelo
che nutri l’otre col mio dolore
la giara è colma di sudore
fammi diventare Zorro
salvare papà con la spada
di menta e salvia
da proiettili distratti
che s’infilano nell’occhio
di vedove frontiere
cuori orfani cercano famiglie
scintille e mine senza confini
maledetta terra fammi tornare
fra le braccia perse dei soldati
anche senza gambe ti verrò a cercare
nelle croci da inchiodare a cavallo di mamma
che prima di dormire accarezza il piede di legno e carta
vicino al letto e baciandomi il capo
e l’arto fantasma mi dice che sono perfetta
maledetta terra che mio padre
possa tornare da questa guerra
la zucca è il mio per cappello
i fiori li ho mangiati
e annuso il profumo dei disegni
su panchine innamorate
nelle preghiere dei bimbi dimenticati
aspettando l’uomo che mi ha generata
io, da sempre, la Tua Principessa
ancora prima di essere nata