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scrivo con la cenere della mia lingua, con le ossa profumate di peccato, col cuore che riconosce l’odore della tua armonia quando l’ansia ci sfida a duello; grappoli di paura appesi alla testa come un cappello di cristallo, un uccello che può solo camminare
scrivo perché non ti vedo, e se ti vedo non sei più in strada a giocare; lenti fotogrammi, fantasmi degli anni passati, scivolati nelle canne delle cerbottane, fagioli nascosti in tasca o dietro ai portoni a toccare puttane e scoreggiare solo come i tuoni estivi sanno fare
scrivo perché voglio inginocchiarmi fra i tuoi mille amanti e profanare il corpo vivo non morto, usare il dito come un frullatore nel tuo santo buco, e al mattino trovare a letto fogli sparsi di sapore amato, perché passo la notte a scrivere di te
scrivo perché non voglio più vedere guerre attraverso i colori di un televisore o sapere che Cristo sceso dalla croce sconsolato s’è sparato un colpo, mentre tu mi dici che non puoi parlare perché il dente ti fa un “pochino” male
scrivo perché la mia testa è un secchio di pensieri stesi fra i tuoi piedi, da barattare coi calci dei muli lungo i sentieri delle imperfezioni che mi hanno fatto innamorare; bombe zuccherate nascoste nei calzini dei bambini, tombe distese sotto la neve conservano sperma e preghiere, frigoriferi come prigionieri, riserve naturali da usare quando da casa non puoi uscire, perché l’inverno interno può durare anni, come l’attesa del piacere mentre mi muovo nel tuo sedere
scrivo perché ti sento respirare nel telefono anche quando è spento, ma non ti sento raccontare qualsiasi sciocchezza ti passa per la testa, la paura ti censura, mentre l’esperienza della vita ci insegna che qualsiasi fiume si può usare per arrivare alla stesso mare
scrivo perché l’isolamento è una ricompensa alle parole inutilmente spese ad assecondare lo spirito per creare un’altra realtà, anche se la nostra vita è dove opponiamo resistenza ed è più facile amare che trasformare la rabbia in amore
scrivo perché la personalità elimina la nostra essenza e per non disturbare nessuno continuiamo ad avvelenarci cibandoci di rabbia e risentimento sovrapponendo il corpo emozionale a quello del nostro amore vivendo a volte anche il suo dolore
scrivo perché l’educazione impone un controllo, ma io sento come sei realmente dentro e non contraddico la tua natura, un’edera antica che bacia rose e stringe spine, che s’arrampica al confine della mia carne preferita e smarrita riposa felice, stremata dalla fatica
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