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cinquediundici
passeggio le vie del cielo, toccando la pelle della storia del mondo in compagnia delle sigarette fumate, bevendo l’urlo della vita, baciando l’inchiostro del colore dei sogni che ho sverginato succhiando dita e cioccolato, sfregando calli e lampade rare, cercare Aladino, mutare il colera in gioia, sfamando il destino col pane che reggo in una mano, mentre Cristo mastica renne di Babbo Natale e con l’altra sollevo il coniglio per il cenone di fine inverno, perché ogni anno mi sposo l’inferno bendato, camminare giù in strada fra il mattatoio e la sacrestia ad amarti in ginocchio, per non farci toccare dal vento che ci riporta in volo col tempo ogni momento a casa con la schiena spezzata dal grano, la falce in spalla, le scarpe rotte, ma con dignità di rimanere Io sino alla fine di questa via ricongiungendomi a Dio
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