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ottodiundici
la radice dell’acqua sfregia la faccia, in una mano il segreto dell’uragano, delirio onnipotente essere Dio del niente, orde di sale irte nel cielo frustano nuvole che fanno affogare, con occhi persi nei vasi del mare non vedo più gigli tatuati ai piedi ma figli fantasma ricongiungono a sera, morti avvolti dalla preghiera; fino all’alba seppellisco anime con la vanga dei sogni, l’effige del Padre, respira il respiro del mio viso
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